Solennità della Santissima Trinità
26 maggio 2024
Dal Vangelo secondo Matteo (28,16-20)
16Gli undici discepoli, intanto, si incamminarono verso la Galilea, verso il monte dove Gesù aveva loro ordinato di recarsi. 17E appena lo videro si prostrarono; altri però rimasero dubbiosi. 18E Gesù, avvicinatosi, parlò loro dicendo: «A me è stata data ogni autorità in cielo e sulla terra.19Mettetevi dunque in cammino e di tutte le genti fate discepoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, 20insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino al compimento del tempo”.
La Trinità è un concetto che non troviamo nella Bibbia, ma che fu utilizzato per la prima volta da Tertulliano nel II secolo, e poi elaborato nel primo concilio di Nicea del 325 (ne celebreremo a breve i 700 anni, come anche il papa ci ha ricordato nella Bolla di indizione del Giubileo del 2025) e infine definito, non senza controversie e polemiche, nel Simbolo niceno-costantinopolitano che recitiamo ogni domenica. La nozione comunque appartiene già al Nuovo Testamento e il brano del vangelo di Matteo che abbiamo ascoltato ce la presenta. Ma anche altri testi ce ne dimostrano più l’attività che l’essenza!
Vediamo comunque di considerare il brano ascoltato che conclude il Vangelo secondo Matteo. La comunità che ci viene presentata non è certo l’ideale: fin dall’inizio si dice che sono in undici, quindi manca uno degli apostoli scelti da Gesù, manca Giuda che ha tradito Gesù e non ha accolto il perdono che Gesù ha donato a tutti, inoltre si precisa che alcuni rimasero dubbiosi, all’interno di una comunità dove altri invece hanno riconosciuto subito il risorto e si sono prostrati. Una comunità quindi non formata da perfetti, ma che riconosce al proprio interno il tradimento, le defezioni, i dubbi, ma anche la fede e il coraggio, tutti comunque in cammino verso la Galilea per riprendere il cammino di Gesù da dove lo aveva iniziato e disposti a rimettersi in cammino secondo l’invito di Gesù. Interessante poi che Gesù, come sempre nella sua vita, rivolge il suo invito a tutti e non solo a quello che potevano apparire più zelanti. L’efficacia della loro missione infatti non si basa tanto sulle loro capacità, ma sul fatto -come abbiamo sentito la Domenica dell’Ascensione- che “il Signore collaborava e confermava la Parola attraverso i segni che la accompagnavano”. Non ci viene chiesto lo sforzo di fare grandi cose, ma la docilità di lasciarci guidare dallo Spirito di Dio che abita già in noi, e che noi molto spesso oscuriamo perché preoccupati di raggiungere i nostri obiettivi, sollecitati dalla paura di perderci qualcosa, qualora lasciassimo mano libera a Dio.
Qual è poi il primo compito che lascia ai discepoli? Quello di rimanere tali, e di suscitare il desiderio in altri di seguire Gesù come stanno facendo loro! Lui poi si avvicina -come ha sempre fatto- per comunicare la sua stessa autorità per rendere presente la sua cura che si realizza nell’allontanare tutto quello che riduce la dignità delle persone, sollecitando non solo quelli del popolo d’Israele, ma ogni persona di qualunque popolo appartenga, ad apprezzare gli orientamenti di vita che ha manifestato durante la sua vita, perché apprezzino il coinvolgersi in un progetto di vita che dà sempre consolazione e coraggio, perché appare bello e attraente, pur nelle difficoltà che la sua realizzazione richiede.
L’invito poi di Gesù è di far fare la stessa esperienza che hanno fatto i discepoli, ossia riconoscere come la scelta che Gesù ha fatto di loro li ha resi capaci di scegliere Gesù, perché il sapersi riconosciuti ed apprezzati ben al di là dei loro limiti proprio perché comunque scelti prima di qualsiasi loro decisione o presa di posizione, li ha resi forti nelle difficoltà e coraggiosi nelle avversità.
Lo Spirito permetta a anche a noi di sperimentare questa coraggiosa scelta del Cristo nei nostri confronti, per ritrovare a nostra volta il coraggio di sceglierlo in ogni circostanza della vita. Rendendo salda la chiamata che abbiamo ricevuto, non ci verrà meno la fermezza e la perseveranza nel compiere il bene verso tutti.
PREGHIERE DEI FEDELI
Padre Santo, dona ai ministri ordinati -vescovi, presbiteri e diaconi- e a tutti i consacrati la gioia del tuo Amore, rinnova in loro il ricordo della tua chiamata e siano instancabili annunciatori della tua Parola. Preghiamo.
Figlio Unigenito del Padre, ti presentiamo tutte le famiglie che in queste settimane sono nel dolore o hanno vissuto un lutto: siano sostenute dalla certezza che tu ti prendi cura di tutti, e prepari un posto di pace e serenità accanto a te. Preghiamo
Spirito Santo Paraclito, dono del Padre, visita e infiamma i cuori e le menti dei governanti perché, in questo tempo segnato da contrapposizioni e guerre, sappiano ascoltare il grido dei più indifesi per divenire artigiani di Pace. Preghiamo.
Santissima Trinità, con questa prima Giornata Mondiale dei Bambini ci ricordi l’importanza di tutelare la schiettezza dei più piccoli: aiutaci a guardare il mondo con gli occhi dei bambini, che sono la speranza dei popoli, e spronaci a lavorare in comunione con loro per un futuro migliore per tutti. Preghiamo
“Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Per noi qui presenti e per tutti i battezzati del mondo, perché la grazia che abbiamo ricevuto cresca in noi e porti frutti di pace, di condivisione, di vicinanza, di accoglienza, di solidarietà, di gentilezza, di disponibilità verso ogni persona. Preghiamo.